Dal 2017 Federico Trost è direttore generale di Poggio Antico.
Il suo arrivo è coinciso con il cambio di gestione che ha visto Marcel van Poecke diventare proprietario della tenuta. Un momento di rinnovamento che, pur nella continuità e nel rispetto della tradizione, ha introdotto elementi innovativi, portando a una riorganizzazione del lavoro in azienda e un nuovo sguardo sui vigneti.
Federico, ci racconti come sei arrivato a Poggio Antico?
Dopo l’università ho iniziato a lavorare in una società di consulenza amministrativa e fiscale, ma l’incontro con il vino ha cambiato il settore d’interesse. Dopo aver seguito un corso da sommelier, ho avuto una folgorazione: potevo coniugare il mio percorso di studi con l’enogastonomia, la passione per le lingue e culture straniere e i viaggi all’estero. Ho cominciato come export manager in importanti gruppi vinicoli, quali Geneagricola e Santa Margherita nel Veneto, prima di trasferirmi in Toscana perché volevo confrontarmi con i vini più conosciuti nel mondo. È così che sono stato scelto a dirigere Poggio Antico. Un compito importante e delicato, perché giungevo in seguito ad un corso ultratrentennale di gestione diretta della proprietà precedente.
Qual è il tuo primo ricordo legato a Poggio Antico?
Sono arrivato al Poggio come farebbe un enoturista, dal mare. Ho inciso nei ricordi la strada che sale dalla pianura e si inerpica fino al punto più alto delle colline di Montalcino. I vigneti tenuti come giardini, aperti sui boschi, l’entrata monumentale fiancheggiata dai Cipressi, il punto panoramico sulla valle. Giungere a Poggio Antico è la prima, vera emozione che la tenuta regala ai suoi visitatori, prima ancora dell’assaggio del vino. Meraviglia e cura del paesaggio. Bellezza e qualità.
Quali sono stati i primi obiettivi del tuo mandato?
Iniziare, da subito, a valorizzare ulteriormente l’incredibile potenziale di Poggio Antico e portarlo a un livello superiore. Lo studio dei suoli e la zonazione in Unità di Suolo, ad esempio, sono state le prime iniziative. Sapevamo di avere un patrimonio naturale straordinario, ma aver censito nel dettaglio le differenze pedoclimatiche di ogni porzione dei vigneti oggi ci permette una selezione qualitativa migliore. La divisione in Unità di Suolo ha comportato una riorganizzazione completa del lavoro, tanto in vigna quanto in cantina.
Avete investito anche sull’ospitalità?
Moltissimo. Dalla collaborazione con lo studio Droulers di Milano è scaturito il concept del nuovo Wine Shop. Negozio, sala degustazione e moderno spazio d’accoglienza enoturistica, dove materiali antichi e design haute de gamme si fondono armonicamente, secondo la filosofia aziendale: eccellenza qualitativa e attenzione ai dettagli. Nel prossimo futuro daremo il via alla ristrutturazione dei poderi Le Martine e Madre. Il primo, come spazio da dedicare ad eventi speciali. Il secondo, a tendere, si trasformerà in una struttura d’accoglienza di alto livello, per chiudere il cerchio dell’offerta enoturistica, a 360 gradi.
E dal punto di vista agronomico?
Vorremmo che Poggio Antico fosse identificata sempre di più con il Brunello. Per questo c’è in progetto di portare i vigneti 100% a Sangiovese, il vitigno autoctono che più di ogni altro rappresenta la storia, la tradizione e l’eccellenza di Montalcino, quello che ci rappresenta meglio e per cui siamo riconosciuti a livello internazionale. Il lavoro di zonazione intrapreso a partire dal 2017, inoltre, verrà finalizzato nella creazione di una nuova etichetta di Brunello, Vigna I Poggi, un “super cru” selezionato dalle migliori Unità di Suolo del podere I Poggi, pronto per il 2024. Inizieremo anche un ampliamento della superficie produttiva e un rinnovamento degli impianti del podere Madre. Infine, una novità anche sulla cantina.
Quale?
In totale armonia con il paesaggio, è allo studio la costruzione di un nuovo impianto produttivo che sfrutterà il principio di gravità per tutte le lavorazioni enologiche: dal ricevimento delle uve alla pressa, dalle fermentazioni all’affinamento. Un nuovo concetto di cantina paesaggisticamente integrata e sostenibile che darà ulteriore valore ai vini prodotti «sulle più alte colline del Brunello».