Secondo la tradizione, la benfinita è la festa che chiude la vendemmia: un momento per fermarsi, tirare il fiato e ringraziare chi ha condiviso la fatica e la gioia di quei giorni. Anche quest’anno l’abbiamo festeggiata.

Abbiamo chiuso il cancello durante il giorno – cosa mai successa prima – e siamo andati tutti al mare, vicino Castiglione della Pescaia. Nessuno in vigna, nessuno in cantina: è stato il modo giusto per premiare una squadra che ha fatto davvero tutto.

L’annata è stata complessa, piena di passaggi repentini: una primavera piovosa, poi un caldo improvviso, un luglio più fresco, un agosto carico di luce e di temperature altissime. Tra l’inizio e la fine della raccolta sono caduti 150 millimetri d’acqua, che ci hanno costretto a rallentare e a riprendere appena possibile.

Eppure le uve sono arrivate in cantina sane, mature, profumate, con fermentazioni regolari e un equilibrio che lascia ben sperare. Negli ultimi due anni il cambiamento climatico, da noi, si è manifestato con una piovosità crescente: un fenomeno che richiede attenzione costante, prontezza e capacità di adattamento.

Alcuni vigneti hanno prodotto meno rispetto all’anno precedente, altri – quelli più giovani – hanno cominciato a esprimere il loro carattere, con rese giuste e un equilibrio che fa ben sperare per il futuro. In cantina tutto è filato con precisione e serenità, grazie a una squadra che ha lavorato come un ingranaggio perfetto, ma senza perdere mai la concentrazione.

Come sempre, da parte mia, a confermare la fine della vendemmia è il consueto eccesso di glucosio – inevitabile dopo giorni passati ad assaggiare uva, cercando di capire “il momento giusto”. È il modo più diretto per sentire la vigna, per capire davvero cosa sta accadendo: me ne assumo le conseguenze!

In chiusura di questo momento sempre importante, al di là delle preoccupazioni e osservazioni tecniche, quello che mi rimane è una grande gratitudine e fiducia per le persone che lavorano in questo angolo di vino che è Poggio Antico: in chi si alza presto, in chi resta fino a tardi, in chi affronta giornate di raccolta anche la domenica con lo stesso spirito del primo giorno, riconoscendo il senso più vero del nostro lavoro.

L’atmosfera è quella di un gruppo unito, dove ciascuno sente di avere un ruolo e un valore. Anche chi viene da fuori per poche settimane trova un ambiente accogliente, sincero, e questo – in tempi in cui la fretta spesso sostituisce la cura – è qualcosa di prezioso.

Ogni anno, alla fine, resto colpito da quanto questo gruppo creda in quello che fa. Si lavora tanto, ma con partecipazione vera, con attenzione, con amore per il mestiere. E forse è proprio questo il senso di Poggio Antico oggi: rimanere vicini al proprio lavoro, alle persone, al luogo. Fare le cose con coscienza, verso un obiettivo comune.

È un modo di essere, prima ancora che di fare vino. Ci credo moltissimo – credo che sia il vero modo in cui si può lasciare una traccia positiva della nostra esistenza, fare le cose con significato – ed è davvero una grande soddisfazione vedere che, con me, ci crede anche la squadra di lavoro.

Non sono un tipo da grandi dichiarazioni, però posso dirlo: quest’anno, è proprio benfinita.

A presto,
Pippo